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Collana «Ocra gialla»
volumetto n° 92



Hans  Fallada, Il rimpatriato
Claudia Ciardi
 pag. 48, ISBN 978-88-6226-135-7

Euro 4,00
IN SINTESI

Di Hans Fallada (1893-1947), pseudonimo dello scrittore tedesco Rudolf Ditzen, voce letteraria fra le più incisive nel periodo delle due guerre mondiali e della crisi economica tedesca, vengono pubblicate per la prima volta in Italia alcune prose sulla fragilità della condizione umana e i rovesci del destino.


UN ASSAGGIO

Il sole lo illuminava sulla panchina di fronte alla casa, su quel tipo di seduta dove la gente sosta la sera dopo il lavoro o dove si ritrovano i vecchi che non sono più in grado di lavorare. Ed era per l’appunto questo il suo caso, anche se aveva solo ventisei anni: non era più adatto alle proprie mansioni, suo padre lo aveva cacciato.







L’AUTORE

Rudolf Ditzen, noto al pubblico come Hans Fallada, nasce il 21 luglio 1893 a Greifswald, Germania, sulle rive del Mar Baltico. Di famiglia borghese, il padre è un magistrato che si affanna a nascondere i problemi del figlio, morfinomane con un carattere instabile e rissoso. Nel 1911 il ragazzo uccide in duello un compagno di scuola, tentando a sua volta il suicidio. Esordisce pubblicando Il giovane Goedeschal (’20), studio sui tormenti dell’adolescenza in stile espressionista. Amministratore in alcune tenute è ripetutamente accusato di truffa. Cronista per un giornale locale assiste alla rivolta degli agricoltori nell’Holstein che gli ispira Contadini, bonzi e bombe (’29). Poco dopo il matrimonio e la nascita del figlio a Berlino viene salutato dal successo di E adesso, pover’uomo? (’32), romanzo sull’inflazione e la disoccupazione. Ritirato in un podere nei dintorni della metropoli, continua a fare uso di morfina e viene ricoverato per esaurimenti nervosi. È poi detenuto in un manicomio criminale a causa di un presunto atto di violenza contro la moglie; qui scrive i diari dal carcere in forma crittografata (’44). Esule nel proprio paese, critico verso nazionalsocialisti e socialdemocratici, quanto lontano dall’ideologia comunista, è un uomo isolato. Nel ’46 riceve dall’autorità per la ricostruzione un incartamento che riguarda storie di incarcerati e condannati a morte dai nazisti cui si ispira per comporre in pochissimo tempo il suo capolavoro, Ognuno muore solo (’47). Muore a Berlino il 5 febbraio 1947.

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