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Hans
Fallada,
Il rimpatriato
Claudia Ciardi pag.
48, ISBN
978-88-6226-135-7
Euro
4,00
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L’AUTORE
Rudolf Ditzen, noto al pubblico come Hans Fallada, nasce il 21 luglio 1893 a Greifswald, Germania, sulle rive del Mar Baltico. Di famiglia borghese, il padre è un magistrato che si affanna a nascondere i problemi del figlio, morfinomane con un carattere instabile e rissoso. Nel 1911 il ragazzo uccide in duello un compagno di scuola, tentando a sua volta il suicidio. Esordisce pubblicando Il giovane Goedeschal (’20), studio sui tormenti dell’adolescenza in stile espressionista. Amministratore in alcune tenute è ripetutamente accusato di truffa. Cronista per un giornale locale assiste alla rivolta degli agricoltori nell’Holstein che gli ispira Contadini, bonzi e bombe (’29). Poco dopo il matrimonio e la nascita del figlio a Berlino viene salutato dal successo di E adesso, pover’uomo? (’32), romanzo sull’inflazione e la disoccupazione. Ritirato in un podere nei dintorni della metropoli, continua a fare uso di morfina e viene ricoverato per esaurimenti nervosi. È poi detenuto in un manicomio criminale a causa di un presunto atto di violenza contro la moglie; qui scrive i diari dal carcere in forma crittografata (’44). Esule nel proprio paese, critico verso nazionalsocialisti e socialdemocratici, quanto lontano dall’ideologia comunista, è un uomo isolato. Nel ’46 riceve dall’autorità per la ricostruzione un incartamento che riguarda storie di incarcerati e condannati a morte dai nazisti cui si ispira per comporre in pochissimo tempo il suo capolavoro, Ognuno muore solo (’47). Muore a Berlino il 5 febbraio 1947.
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