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Collana «I quaderni di via del Vento»
volumetto n° 80



Käthe  Kollwitz, Davanti alla mia porta
a cura e traduzione di Claudia Ciardi
 pag. 44, ISBN 978-886226-099-2

Euro 4,00
IN SINTESI

Pensieri sull’arte e la vita tratti dai suoi diari.


UN ASSAGGIO

«Da tante parti mi viene detto che il mio lavoro ha valore, che ho portato a compimento qualcosa, che ho esercitato un influsso. Questa risonanza legata al lavoro di una vita è molto bella, appaga e dà un senso di gratitudine. Oltre a consapevolezza di sé. Ma a cinquant’anni una tale sensazione non è più così incontenibile e orgogliosa come a trenta. Poggia sulla conoscenza di se stessi. Si ha piena coscienza dei propri limiti verso l’alto e verso il basso. La gloria non ubriaca più.»

 






L’AUTORE

Käthe Schmidt, conosciuta come Kollwitz dal cognome del marito, nasce a Königsberg (oggi Kaliningrad) nel 1867. È la quinta di otto figli dell’architetto Carl Schmidt, spirito progressista e aperto, e Katharina Rupp. Frequenta diciassettenne l’istituto d’arte femminile a Berlino. Il fratello Konrad, legato a Engels da un importante sodalizio politico e culturale, lavora all’organo di stampa del partito socialdemocratico tedesco. Nel 1891 sposa Karl, trasferendosi a Berlino, dove il marito è medico. Vi resterà per cinquant’anni, sensibile ai mutamenti sociali e ai drammi del paese, che puntualmente trasfonderà nella propria arte. Nascono i figli Hans (1892) e Peter (1896). Tra il 1895-’98 approda alla notorietà per le sue litografie. Aderisce alla Secessione di Berlino, viaggia a Parigi, dove  conosce Rodin, e in Italia, grazie al premio Villa Romana concesso da Max Klinger. Nell’ottobre del ’14 il figlio Peter, partito volontario per il fronte, muore nelle Fiandre. Viene nominata membro dell’Accademia delle Arti di Prussia (’19). Lavora incessantemente con acqueforti, litografie, xilografie e sculture, a tema sociale. Nel 1940 muore il marito Karl. A luglio del ’44 si sposta a Moritzburg, vicino Dresda, dove si spenge il 22 aprile 1945.

 
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