«La società è questo cono spirituale che le ha consentito in ogni tempo di essere vile perché stava bene nel suo pene, e dopo aver vissuto dieci anni notte e giorno con i pazzi, avendo vissuto tra loro con il mio delirio e la mia follia che consisteva nel trovare questo mondo stupido e nel pensare che potessi fare qualcosa per riformarlo, attraverso la mia follia, i miei scritti, il mio teatro e il soffio della mia personale magia, dopo aver vissuto, dicevo, dieci anni tra i pazzi e dentro i loro peti, i loro rutti, i loro deliri, le loro tossi, il loro muco e le caterve d’acqua nel mastello comune, posso dire che nessun alienato mi è parso delirare e che ho sempre, al fondo di tutto ciò che è reputato delirio, ritrovato il filo della verità, insolito forse ma quanto mai accettabile, che il cosiddetto pazzo cercava.» |