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Collana «I quaderni di via del Vento»
volumetto n° 63



Stig  Dagerman, I vagoni rossi
Marco Alessandrini
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-057-2

Euro 4,00
IN SINTESI

Un racconto inedito in Italia in cui, con lo stile spiazzante e crudo dell’autore svedese, viene rappresentata la commedia di solitudine ed esclusione che è ad un tempo quella dell’autore e di ognuno di noi.  


UN ASSAGGIO

«Lui tremava negli indumenti da notte, ma ciò che gli importava, al di sopra di tutto, era vedere il treno passare sotto la finestra. Alla fine, il treno arrivava, la caldaia della locomotiva emergeva lunga, slanciata, luccicava sotto i lampioni oscillanti, le grandi ruote sembravano muoversi appena, coriacee, aggrappate ai binari, e i vagoni, all’apparenza quasi immobili, sembravano compressi sotto la volta del ponte, alti e gravi come i cappelli di chi assista a una sepoltura. Il treno sembrava disabitato, si sarebbe detto che gli sportelli dei vagoni fossero chiusi per sempre, e il fumo bianco discendeva come un nugolo di gabbiani, scivolando senza rumore sopra i tetti umidi e sfavillanti delle carrozze.»







L’AUTORE

    In Svezia, a Norrgärdet, sul limitare di una foresta, il 5 ottobre 1923 nasce Stig Jansson (si ribattezzerà poi Dagerman).  La madre, ventiduenne, è lì da un mese, ospite della famiglia del compagno, operaio ventisettenne a Stoccolma. Non sono sposati. Lei parte due mesi dopo; Stig la rivedrà a vent’anni. Cresciuto con i nonni paterni, undicenne raggiunge il padre, ora assunto dal Comune e sposato con un’altra donna. A legarli, l’anarco-sindacalismo: diciannovenne, per il quotidiano militante «Arbetaren» edita commenti in forma di poemi satirici. Nel 1943 sposa la diciannovenne Annemarie Götze, esule anarchica tedesca. Del 1945 il romanzo di esordio Ormen (Il serpente), impregnato di angoscia, terrore, senso di colpa. Immediata la fama. Segue De Dömdas Ö (L’isola dei condannati), allucinata allegoria. Paragonato a Faulkner, Kafka, Camus, è tra gli autori svedesi detti 'Fyrtiotalisterna' (Scrittori degli anni ’40). Redige reportages dalla Germania, raccolti nel 1946 sotto il titolo Tysk Höst (Autunno tedesco). Tra il 1947 e il 1949, i racconti di Nattens lekar (I giochi della notte), i drammi (tra cui Den dödsdmde, Il condannato a morte), i romanzi Bränt barn (Bambino bruciato) e Bröllopsbesvär (Pene delle nozze). È il successo. Ma il senso di inadeguatezza e la depressione ora bloccano la scrittura. Lascia la moglie. Sposa l’attrice Anita Björk. Del 1952, il monologo Il nostro bisogno di consolazione. Si uccide il 5 novembre 1954, asfissiato in garage dai gas di scarico dell’auto.    

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