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Collana «Acquamarina»
volumetto n° 44



Walter  Benjamin, Liberami dal tempo
Claudia Ciardi
 pag. 36, ISBN 978-88-6226-052-7

Euro 4,00
IN SINTESI

Venticinque poesie scelte dai 'Sonetti' dedicati al giovane amico poeta Christoph Fredrich Heinle morto suicida nell’agosto 1914 all’inizio della prima guerra mondiale.


UN ASSAGGIO

«Erano i suoi sguardi al risveglio
il solo lume all’incerto dei miei passi
e i corpi stellati dei suoi occhi offrivano
l’unico lucore alle stanze del mio riposo. 

Ora sono partiti gli amici
i muti specchi di ogni spirito fransero
in questi cieli che il loro liquido riso
ad ogni mattino più splendenti illuminavano.»







L’AUTORE

  Walter Benjamin, primogenito di tre figli, nasce a Berlino, nel 1892, da Emil Benjamin, antiquario e mercante d’arte, e Pauline Schönflies, figlia di ricchi commercianti, entrambi ebrei assimilati. Nel 1912, completati gli studi al Gymnasium, si iscrive alla facoltà di filologia a Friburgo ma alla fine del semestre estivo torna a Berlino per frequentare i corsi di filosofia della Humboldt-Universität. A Friburgo conosce il giovane poeta Christoph Friedrich Heinle col quale trascorre a Berlino il primo semestre dell’anno accademico 1913-’14. Collabora alle riviste «Der Anfang» e «Die Aktion», frequenta il Café des Westens a Berlino dove incrocia la poetessa Else Lasker-Schüler, e aderisce alla ‘Jugendbewegung’, movimento di giovani letterati. Nel ’17 sposa Dora Sophie Pollak, che gli darà un figlio ma da cui divorzierà nel ’30. Scrive Strada a senso unico, romanzo bizantino e oracolare dedicato alla regista teatrale lettone Asja Lacis, con la quale ha una relazione, e il saggio Origini del dramma tedesco. Tra marzo e ottobre del ’27 soggiorna a Parigi dove lavora ai Passages di Parigi, l’opera di una vita. Tra il ’29 e il ’32 tiene una serie di ‘narrazioni radiofoniche’ di argomento letterario e ‘curiosità berlinesi’ alla Radio di Berlino e a quella di Francoforte. Nel settembre del ’39, lo scoppio della seconda guerra mondiale lo trova a Parigi, dove, in quanto di nazionalità nemica, è internato per circa dieci giorni nello stadio olimpico di Colombes ed è poi trasferito in un campo di lavoro nei pressi di Nevers. L’intervento di alcuni amici parigini gli consente di essere liberato e tornare a casa. Tuttavia la rovinosa capitolazione della Francia nell’estate ’40 lo spinge a pianificare l’uscita dal paese. Affidata la maggior parte dei suoi manoscritti a Georges Bataille, fugge a Port-Bou in Spagna, dove il 26 settembre, temendo di essere riconsegnato alle autorità francesi, si toglie la vita assumendo una forte dose di morfina.   

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