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César
Vallejo,
Pietra nera
Piera Mattei pag.
36, ISBN
978-88-6226-050-3
Euro
4,00
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UN ASSAGGIO |
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«Morirò a Parigi, con una grande pioggia,
in un giorno di cui ho già il ricordo.
Morirò a Parigi – e non mi sbaglio –
forse un giovedì, come oggi, d’autunno.
Sarà giovedì, perché oggi, giovedì, che in prosa scrivo
questi versi, ho indossato gli omeri
in malo modo, e mai come oggi, mi sono girato
per vedermi solo, dopo tanto cammino.»
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L’AUTORE
César Abraham Vallejo nacque nel 1892, ultimo di undici figli, a Santiago de Chuco, grosso villaggio della cordigliera peruviana a tremilacinquecento metri di altitudine, e lì trascorse i primi diciotto anni di vita. Quindi si trasferì a Trujillo, come studente di lettere e di legge, e poi a Lima. Il 1918 è un anno cruciale nel quale cadono la morte della madre e la pubblicazione del primo volume di poesie, Gli araldi neri, dove ancora nei toni del modernismo ispanoamericano, emerge una voce originalissima. Nel ’20 è nuovamente nella sua città natale dove viene coinvolto in sanguinosi moti popolari. Giudicato colpevole d’istigazione viene arrestato e trascorre più di cento giorni in prigione. Quell’esperienza penosa insieme al ritorno sul luogo dell’infanzia sono al centro della seconda raccolta Trilce, ormai del tutto indipendente da ogni manierismo.Non cessando le pressioni giudiziarie, nel giugno del ’23 parte dal Perù, per non farvi più ritorno. La meta è Parigi, dove sperimenta grave disagio economico e, dalla fine degli anni Venti, si dedica con passione alla politica e al marxismo, come appare evidente negli scritti, prose e poesie, di quel periodo. Compie tre viaggi in Russia, e in Spagna, mentre infuria la guerra civile, offre il suo aiuto nei comizi. Muore a Parigi nel ’38. Georgette Philipart, la donna che aveva sposato nel ’34, provvederà a pubblicare postumi Poemi umani e Spagna, allontana da me questo calice, non senza suscitare nell’ambiente letterario pesanti polemiche.
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