«Per tutto il giorno mi sollazzavo nella piscina, tuffandomi e rituffandomi, andando a stendermi su un telo per fumare una sigaretta; a seconda dell’ora, con i capelli appiccicati o con la testa avvolta da un asciugamano di spugna a turbante; dalla mattina alla sera, il corpo morso dal sole, gli angoli delle labbra e degli occhi che pizzicavano di sale, andando dieci, cento volte di seguito a rimettermi in acqua, non pensando a niente, lasciandomi cullare da una grossa camera d’aria che galleggiava sulla superficie della vasca, che traboccava non appena la nave, mollemente cullata dalle lunghe onde dell’Atlantico, s’inclinava, o lasciandomi scivolare sul fondo per risalire come un cetaceo, soffiando, scrollandomi, felice di vivere, meravigliandomi io stesso della mia semplicità e della pienezza di questa gioia animale, di cui godevo in tutta innocenza e che chiedevo solo di veder durare il più a lungo possibile».
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