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André
Gide,
Storia di Pierrette
A cura di Antonio Castronuovo pag.
36, ISBN
978-88-6226-044-2
Euro
4,00
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L’AUTORE
André Gide nasce a Parigi il 22 novembre 1869 in una facoltosa famiglia. Rimasto orfano di padre, viene allevato dalla madre secondo una rigida educazione puritana. Già adolescente scopre le proprie potenzialità di scrittore. Nel 1890 pubblica l’opera autobiografica I quaderni d’André Walter. Nel 1891 incontra Oscar Wilde, il cui trasgressivo snobismo apre una falla nel suo rigoroso protestantesimo. Nel 1893 si reca con un amico pittore in Tunisia: è una folgorazione, visiva ed erotica. È qui che prende atto della propria omosessualità, mediante esperienze con alcuni giovani. Al ritorno in Europa, la morte della madre lo rende erede di una cospicua ricchezza: si sposa con la cugina Madaleine, ma il matrimonio non viene mai consumato. Da quel momento Gide non fa più nulla per celare le proprie inclinazioni: quando la moglie si rende conto della realtà e se ne va di casa, egli sboccia, affermandosi come il più celebre scrittore francese vivente. Straordinaria è la serie di grandi romanzi che inanella: I nutrimenti terrestri (1897), L’immoralista (1902), La porta stretta (1909), I sotterranei del Vaticano (1914), Se il grano non muore (1926), I falsari (1925). Ha frattanto fondato la «Nouvelle Revue Française», destinata a diventare la più prestigiosa rivista letteraria europea. È anche autore di una nutrita serie di saggi critici e del monumentale Journal. Celebre, inoltre, la polemica sullo stalinismo scatenata dal suo Ritorno dall’URSS (1936). Nel 1947 è insignito del premio Nobel per la letteratura. Muore a Parigi il 19 febbraio 1951.
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