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Osip
Mandel’stam,
La conchiglia
Traduzione di Amedeo Anelli e Stefania Sini; A cura di Stefania Sini
pag.
32, ISBN
8887741751
Euro
4,00 (ESAURITO)
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L’AUTORE
Osip Emil’evic Mandel’stam nasce nel 1891 a Varsavia in una famiglia ebraica della media borghesia. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Pietroburgo. Nel 1907 soggiorna per alcuni mesi a Parigi e frequenta la Sorbona, mentre nel 1910 segue ad Heidelberg dei corsi di francese antico. Nel 1911 si iscrive alla Facoltà storico-filologica di Pietroburgo (Dipartimento germanico-romanzo). Non conseguirà la laurea. Nel ’12 partecipa alla «Gilda dei poeti acmeisti», di cui fanno parte Nikolaj Gumilëv, Anna Achmatova, Sergej Gorodeckij, e scrive Il mattino dell’acmeismo (che uscirà nel ’19). Nel ’13 pubblica, a sue spese, la raccolta Kamen’. Dal ’15 al ’16 soggiorna spesso in Crimea, dove stringe amicizia con i poeti Maksimilian Volosin e Marina Cvetaeva. Nel ’18 è accolto, con Majakovkij e Pasternak, nel Circolo linguistico di Mosca. Nel ’19 conosce a Kiev Nadezda Jakovlevna Chazina, sua futura moglie. Nel ’22 esce la sua seconda raccolta, Tristia. Nel ’25 si stabilisce con la moglie a Carskoe Selo, dove abitano anche l’Achmatova e il marito Nikolaj Punin. Escono le prose Il rumore del tempo e quattro libretti di poesie per bambini. Nel ’28 pubblica la raccolta Poesie, contenente versi scritti tra il 1908 e il ’25, le prose di Il francobollo egiziano e il saggio Sulla poesia. Sfrattato dall’appartamento di Carskoe Selo, Mandel’stam si trasferisce a Mosca; le sue condizioni economiche si aggravano. Nel ’33 pubblica Viaggio in Armenia, attaccato sulla «Pravda». In Crimea scrive Conversazione su Dante, che in Russia apparirà solo nel ’67. Nel ’34, per componimenti «antisovietici», è esiliato per tre anni a Cerdyn’, a oltre mille chilometri da Mosca. Qui, ricoverato in ospedale per una forma di miocardite, tenta il suicidio. Per intervento di Bucharin la pena è commutata in residenza coatta. Sceglie Voronez, dove vive con la moglie dal ’35 al ’37. Qui compone le poesie dei «Quaderni di Voronez». Rientrato a Mosca, non ottiene il permesso di residenza; tenta di stabilirsi a Leningrado. La sua salute peggiora. Nel ’38 è di nuovo arrestato e condannato a cinque anni di deportazione «per attività controrivoluzionaria». Internato in un lagher di transito presso Vladivostok, muore – ufficialmente – il 27 dicembre.
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