«Ma ci sono momenti in cui il dolore incombe sovrano, ed esclude da noi tutto quanto non sia il sentimento della nostra angoscia, di quella angoscia che è, riconosciamolo, soprattutto solitudine. Ci si sente soli col dolore, che ci impedisce persino la visione, nonché la considerazione, di altri esseri, per quanto legati a noi. E perché un uomo normale, sano di corpo e di mente, si dica “non posso più vivere” occorre appunto che in lui si dia quel dolore, con quell’intensità, con quella sciagurata sua facoltà di far tacere ogni speranza e ogni fede. Delle conseguenze del gesto, sebbene lamentabili e a buon diritto lamentate, non gli si può far debito, così come non gli è imputabile la “scelta” che ha fatto, e che in realtà non fu “scelta”, giacché per lui la vita era diventata intollerabile, quindi impossibile.» |