Corrado Alvaro nasce il 15 aprile 1895 a San Luca in Calabria. Dopo le scuole elementari, prosegue gli studi nel collegio gesuita di Mondragone, dove inizia a scrivere. Espulso perché sorpreso in letture proibite (D’Annunzio), frequenta il collegio di Amelia e, poi, il Liceo "Galluppi" di Catanzaro. Nel ’12, quando è ancora studente liceale, scrive Polsi nell’arte, nella leggenda e nella storia. Nel ’14 manifesta per l’interventismo, nel ’15 segue un corso per allievi ufficiali ed è inviato al fronte, dove nel mese di novembre viene ferito, quando già alcune delle sue Poesie grigioverdi sono apparse nella rivista «Riviera ligure». Viene congedato e a partire dal ’17 è a Bologna, dove sposa Laura Babini, diviene padre di Massimo e redattore del «Resto del Carlino». Nel ’20 è a Milano, al «Corriere della Sera»; s’iscrive in Lettere all’Accademia scientifico-letteraria. Si licenzia dal «Corriere» e si trasferisce a Roma, dove scrive sul «Tempo». Nel ’21 è a Parigi, corrispondente del "Mondo" di Amendola; pubblica traduzioni dal russo e qualche pagina di Proust. Nel '23 esordisce come autore di teatro, con «I>Il paese e la città. Nel ’25 sottoscrive la risposta di Croce al "Manifesto degli intellettuali fascisti" ed è aggredito da squadristi. Dal ’30 stempera la sua posizione verso il regime. Dello stesso anno è il romanzo breve Gente di Aspromonte, che sarà considerato la sua opera migliore. Inizia a lavorare per il cinema, come sceneggiatore e soggettista, e tiene una rubrica cinematografica sulla «Nuova Antologia». Riceve nel ’40 il premio dell’Accademia d’Italia per L’uomo è forte; riduce per le scene I fratelli Karamazov di Dostoevskij e La Celestina di Fernando de Rojas. Dal 25 luglio all’8 settembre ’43 dirige il «Popolo di Roma»; poi deve rifugiarsi sotto falso nome a Chieti, per sfuggire ai tedeschi. Continuerà a collaborare con vari giornali. Muore l’11 giugno 1956 nella sua casa di piazza di Spagna.
|