Thierry Metz nasce a Parigi il 10 giugno 1956. Nel 1977, sposatosi con Françoise Fenautrigues, sua compagna di scuola che abbandona per lui l’impiego e la vita a Parigi, va a abitare nei pressi di Agen, sulle rive della Garonna, in campagna. Sono anni di grande felicità, e nascono tre figli, Guillaume, Vincent e Thomas. Thierry Metz ama questa piccola società familiare, fatta anche di amici, e campagnola. A venti anni è un giovane scherzoso, spensierato, sportivo (è stato campione dell’Ile-de-France di sollevamento pesi), ma presto l’insoddisfazione per la durezza e i limiti del proprio mestiere (fa saltuariamente il muratore), l’alcol (scoperto durante il servizio militare) e gli eccessi di violenza, la depressione, l’angoscia, il disgusto di sé aprono e scavano una terribile ferita. Comincia ad allontanarsi dal mondo, da se stesso, dagli altri. Nel 1988, il secondo figlio è schiacciato da una macchina: l’infelicità si aggrava.
È allora che Il diario di un manovale, pubblicato nel 1990 da Gérard Bourgadier presso Gallimard, fa conoscere questa voce singolare. I libri e i momenti di crisi (segnati da soggiorni in case di cura, a Périgueux, a Agen, e alla fine a Cadillac) si succedono uno dietro l’altro. Nel 1995 appaiono le Lettere alla bene amata (Gallimard).
Thierry Metz si trasferisce a Bordeaux, dove si suicida il 16 aprile 1997, e dove le edizioni Opales pubblicano L’uomo che pende e Terra.
|