Salvatore Quasimodo (Modica, Ragusa 1901 - Napoli 1968) dal 1908 al 1919 visse a Messina, dove compì gli studi e cominciò giovanissimo a scrivere versi, che pubblicava su riviste simboliste locali. Appena diciottenne lasciò la Sicilia per stabilirsi a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università. Interrotti presto gli studi, tentò diversi mestieri per vivere, mentre continuava a scrivere poesie e studiava il latino e il greco in Vaticano. Nel ’26 fu assunto dal Ministero dei LL.PP. e assegnato in qualità di geometra al Genio Civile di Reggio Calabria. Nel ’30 uscì il suo primo libro Acque e terre. Nel ’31 venne trasferito ad Imperia. Nel ’32 pubblicò Òboe sommerso. Nel ’34, dopo una breve permanenza a Cagliari, ottenne il trasferimento a Milano, ma fu subito dopo distaccato a Sondrio. Nel ’36 pubblicò Erato e Apòllion. Nel ’38 lasciò il Genio Civile e iniziò un’attività editoriale; sempre nel ’38 uscì Poesie, prima grande raccolta antologica, e nel ’40 la traduzione dei Lirici greci. Nel ’41 gli venne concessa, per chiara fama, la cattedra di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi" di Milano. Nel ’42 uscì Ed è subito sera. Raccolte del dopoguerra: Giorno dopo giorno (1947), La vita non è sogno (1949), Il falso e vero verde (1956), La terra impareggiabile (1958), Dare e avere (1966). Nel 1959 gli era stato conferito il premio Nobel; nel 1960 dall’Università di Messina e nel 1967 dall’Università di Oxford gli furono conferite le lauree honoris causa. Quasimodo alla propria produzione poetica affiancò un’intensa quanto eccelsa attività di traduttore di autori classici e moderni. Egli fu inoltre sensibile critico d’arte e geniale critico teatrale, e collaborò alle più importanti riviste letterarie del Novecento, quali «Solaria», «Circoli» e «Letteratura».
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