Paolo Volponi nasce a Urbino nel 1924, dove si laurea in legge nel ’47. Nel ’48 pubblica la raccolta poetica Il ramarro, a cui seguirà nel ’55 L’antica moneta. Nel ’49 conosce Adriano Olivetti e lavora per l’Unrra-Casas svolgendo alcune inchieste nel meridione. Si trasferisce a Roma nel ’53, incontra Pasolini e prende parte al gruppo di «Officina». Dal ’56 si occupa a Ivrea dei servizi sociali: sono gli anni delle Porte dell’Appennino (1960), ma soprattutto del grande successo di Memoriale (1962) e della Macchina mondiale (1965), prime prove narrative. Nel ’71 entra nella Fiat come consulente per i temi del rapporto fra industria e territorio. Intanto Corporale (1974), splendido ma controverso romanzo, viene accolto con freddezza da critica e pubblico. Costretto alle dimissioni nel ’75 per aver dichiarato di votare per il PCI, non accetterà più incarichi dirigenziali. Da quel momento intensifica la produzione narrativa pubblicando Il sipario ducale (1975), Il pianeta irritabile (1978) e Il lanciatore di giavellotto (1981). Eletto senatore nelle liste del PCI nel 1983 (dal ’91 in quelle di Rifondazione Comunista), torna alla poesia con la raccolta Con testo a fronte (1986) e alla prosa con Le mosche del capitale (1989), appassionata denuncia dei mali dell’industria italiana. Chiudono la sua esperienza artistica i versi del Silenzio campale (1990) e la pubblicazione della Strada per Roma (1991), la cui stesura risale alla fine degli anni cinquanta. Muore ad Ancona nel 1994.
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