Camilo Pessanha, nacque a Coimbra nel settembre del 1867. Attratto più dall’ambiente che girava intorno all’università che alle proprie aule, i suoi studi non furono molto brillanti. Riuscì a concludere la carriera universitaria e a trovare un lavoro nella magistratura; una occupazione mediocre che unita alle crisi d’ansia e alla debolezza psichica non aiutarono un fisico già fragile. Nel 1894 partì per Macau dove insegnò in un liceo. La conoscenza della cultura e della lingua cinese lo portò a tradurre poesia e testi eruditi. Sarà il suo un esilio volontario in cui il vizio dell’oppio e le crisi nervose lo accompagneranno durante l’arco di tutta la sua vita, fino alla morte per tubercolosi avvenuta a Macau nel marzo del 1926. Durante il periodo che visse in Portogallo, fu totalmente sconosciuto come poeta, solo pochi amici avevano letto alcuni suoi versi, pochi e sparsi in qualche rivista di poco valore. Riconosciuto come modello e maestro dai poeti portoghesi delle generazioni seguenti, tra cui Fernando Pessoa, il suo simbolismo farà breccia in molti di loro. Autore di un solo libro Clepsidra, che vedrà varie edizioni: quella del 1920, la seconda del 1945 e quella del 1969. Successivamente sono uscite numerose edizioni, tra cui rimarchevole in Italia quella del 2000 a cura e traduzione di Barbara Spaggiari per l’editore Einaudi. Tutt’oggi la biografia di Camilo Pessanha è alquanto controversa e propone problemi di ricostruzione, anche se alcuni studi recenti delineano in maniera sempre più definitiva la vita e l’opera del poeta portoghese.
|