Gianna Manzini nasce a Pistoia il 24 marzo 1896 da Giuseppe Manzini, di agiata famiglia originaria di Modena, e da Leonilda Mazzoncini, di ricchi industriali pistoiesi. Il padre, di fede anarchica, è costretto a separarsi dalla moglie per dissensi di carattere economico e politico con i parenti di lei. All’avvento del fascismo, è obbligato al confino, dapprima a Pracchia e dopo a Cutigliano, nell’Appennino pistoiese, dove muore nel 1925.
Trasferitasi a Firenze nel '14 per proseguire gli studi al Magistero, si forma idealmente alla scuola del De Robertis. Dopo la laurea in Lettere, pubblica numerosi racconti, negli anni Venti, su diversi giornali, tra cui «La Nazione» dove è critico letterario Bruno Fallaci, che sposa nel '20. Aderisce al gruppo di scrittori e critici riuniti attorno alla rivista «Solaria» e pubblica nel '28 Tempo innamorato, subito apprezzato dalla critica come opera nuova e stimolante. Poi escono le due raccolte di racconti Incontro col falco ('29) e Boscovivo ('32).
Nel '33, fallito ormai il suo matrimonio con Fallaci, si sposta a Roma dove diviene la compagna del critico Enrico Falqui. Produce diverse raccolte di racconti: Un filo di brezza ('36), Rive remote ('40), Venti racconti ('41), Forte come un leone ('44), fino alla svolta significativa rappresentata dal volume Lettera all’editore ('45). A partire dagli anni Cinquanta vengono ristampati i volumi Il valtzer del diavolo ('47; '53) e Ho visto il tuo cuore ('47; '53), mentre escono le nuove opere Animali sacri e profani ('53), Foglietti ('54), La sparviera ('56) – premio Viareggio – Cara prigione ('58).
Intensa è la successiva produzione manziniana con i volumi Arca di Noé ('60), Un’altra cosa ('61) - premio Marzotto -, Il cielo addosso ('63), Album di ritratti ('64), Allegro con disperazione ('65). Nel '71 raggiunge uno dei momenti più alti della sua narrativa con Ritratto in piedi – premio Campiello - dedicato alla memoria del padre; due anni dopo pubblica Sulla soglia. Muore a Roma il 31 agosto 1974.
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