Stefano D’Arrigo nasce ad Alì Marina, in provincia di Messina, nel 1919. Frequenta il liceo a Milazzo e l’Università a Messina, dove nel ’42 si laurea in Lettere con una tesi su Hölderlin. Durante gli anni dell’Università è chiamato alle armi a Udine tra i “Volontari Universitari”. Rimandato in Sicilia con il grado di sottotenente, rimane a Palermo fino allo sbarco degli alleati. Dopo la guerra vive a Messina, poi a Napoli. Nel ’46 si stabilisce a Roma, dove lavora come giornalista e come critico d’arte. Nel ’48 sposa Jutta Bruto, fedele compagna di vita alla quale dedicherà il romanzo Horcynus Orca. In questi anni è assiduo il suo impegno nella scrittura poetica, solo in minima parte edita nel volumetto Codice siciliano pubblicato da Scheiwiller nel ’57 (ristampato nel ’78 con l’aggiunta di alcune poesie nella collana dello “Specchio” di Mondadori) con il quale vince il Premio “Crotone”. Nel ’56 ha intanto intrapreso il progetto di un romanzo, inizialmente intitolato La testa del delfino, che, attraverso un lungo iter elaborativo, arriva alla stesura definitiva e alla stampa per Mondadori nel ’75 con il titolo di Horcynus Orca. Con due episodi del romanzo in fieri vince nel ’58 il Premio “Cino del Duca” attirando la curiosità di uno dei giurati, Elio Vittorini, che nel terzo numero della rivista «Menabò» del ’60 ne pubblica altri due episodi con il titolo I giorni della fera. L’anno successivo l’autore consegna a Mondadori una redazione integrale del romanzo intitolata I fatti della fera sulle cui bozze lavora ad aggiungere e a riscrivere per circa quindici anni. Nel ’85 pubblica con Mondadori il romanzo intitolato Cima delle Nobildonne. Muore a Roma nel ’92.
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