Arthur Schnitzler nasce a Vienna il 15 maggio 1862 da Johann, medico laringologo, e da Louise Markbreiter. Fu prima medico come il padre. Intanto fin da studente aveva pubblicato in riviste viennesi racconti e liriche con lo pseudonimo di Anatol, e Anatol (’93) è anche il titolo della sua prima commedia dove le illusioni di un giovane dedito ad una catena di amori sono più care della realtà. Tra i drammi successivi vanno ricordati Liebelei (Amoretto), ’96, e Der grüne Kakadu (Il pappagallo verde), ’99. Il consenso ottenuto con la sua vena distaccata, elegante, ironica e malinconica allo stesso tempo, lo indusse ad abbandonare la medicina per la letteratura. Con Reigen (Girotondo), 1903, che fece scandalo, e con Professor Bernhardi (’12), l’unico suo dramma che scandagli temi politico-sociali e la difficoltà dell’ebraismo liberale al quale anch’egli apparteneva, fu uno dei più noti e rappresentati autori delle scene tedesche fino al 1914. Col suo approfondimento psicologico dei personaggi e delle situazioni superò il naturalismo dell’epoca e fu uno dei fondatori, con H. Bahr, R. Beer-Hofmann e P. Altenberg, del movimento “Das junge Wien” (La giovane Vienna), cardine dell’impressionismo letterario austriaco. Anche dai suoi romanzi e racconti, influenzati da Flaubert e Maupassant, si evince l’interesse per la psicoanalisi. Le tragedie che lo toccarono negli ultimi anni (la guerra del 1914, il suicidio a Venezia della figlia diciannovenne e la morte dell’amico Hofmannsthal) segnarono ulteriormente la sua opera, già di per sé venata dalla stanchezza per la vita e dall’attrazione per la morte. La sua prosa più famosa, Fräulein Else (La signorina Elsa), 1924, è un raffinato monologo interiore che si conclude col suicidio. Notevoli nella narrativa breve furono anche: Sterben (Morire), 1895, Leutnant Gustl (Il tenente Gustavo), 1901, Traumnovelle (Doppio sogno), 1926. Muore a Vienna il 21 ottobre 1931.
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