Cesare Pavese nacque il 9 settembre 1908 a S. Stefano Belbo (Cuneo). A Torino, presso il liceo classico “Massimo D’Azeglio”, ‘fucina di antifascisti’, fu allievo di
A. Monti e amico di L. Ginzburg, F. Antonicelli, M. Mila, N. Bobbio, F. Chabod, ecc. Laureatosi in Lettere nel 1930, iniziò una lunga e fortunata attività di traduttore.
Arrestato il 15 maggio 1935 per la sua appartenenza al gruppo clandestino “Giustizia e Libertà” e, soprattutto, per la sua veste di direttore pro-tempore della rivista «La Cultura» (aveva sostituito Leone Ginzburg, arrestato nel marzo dell’anno prima), fu tradotto a Regina Coeli e poi condannato a tre anni di confino nel paese di Brancaleone Calabro. Ottenuto il condono, nel marzo del ’36 fece ritorno a Torino e riprese la sua collaborazione con la casa editrice Einaudi.
Il ’36 è anche l’anno dell’esordio poetico con il volume Lavorare stanca,. Il suo primo romanzo, Il carcere, scritto tra il novembre ’38 e l’aprile ’39, uscirà dieci anni più tardi, con La casa in collina, Prima che il gallo canti; lo avevano preceduto Paesi tuoi (’41), La spiaggia (’42), Feria d’agosto (’46), Dialoghi con Leucò (’47), Il compagno (’47, premio Salento). Nel novembre 1949 uscirà la trilogia La bella estate (il racconto omonimo, Il diavolo sulle colline, Tra donne sole), che vincerà il premio Strega nel giugno ’50. L’ultimo romanzo, La luna e i falò, è dell’aprile di quello stesso anno.
Dopo l’8 settembre 1943 Pavese si rifugiò presso la sorella Maria, sfollata a Serralunga di Crea (Alessandria), e non prese parte attiva alla Resistenza. Dopo la Liberazione, si iscrisse al PCI, collaborò a «l’Unità» e portò avanti, nella delicata fase di ricostruzione dell’Einaudi, una lucida e illuminata attività di direttore editoriale, dando vita a nuove collane e promuovendo importanti iniziative.
Il proposito di suicidio, enunciato fin dagli anni dell’adolescenza, divenuto un «vizio assurdo» in seguito alle delusioni amorose e al progressivo disadattamento esistenziale, si tradusse in «un gesto» il 27 agosto 1950, a Torino, in una camera dell’albergo “Roma”.
Postumi, tra gli altri, uscirono le poesie di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (’51) e il diario Il mestiere di vivere (’52).
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