Antonio Delfini è nato a Modena il 10 giugno 1908. I suoi nonni erano vissuti a Marsiglia intorno al 1840 da esiliati, implicati nei moti del ’31 e compagni di Ciro Menotti. Autodidatta (tra le letture predilette Leopardi, Rimbaud, Baudelaire), iniziò a scrivere intorno al ’30, collaborando con alcune prose alla terza pagina del quotidiano «Il Tevere». Risale al ’31 l’autoedizione di Ritorno in città (dell’anno seguente le Poesie dal quaderno n.1). Con Ugo Guanda fondò tra il ’27 e il ’29 i periodici «L’Ariete» e «Lo Spettatore Italiano», poi sequestrati e soppressi. È vissuto, tra fughe e ritorni, ribellioni e décadence, a Modena, Viareggio, Firenze, Milano, Roma, con due viaggi a Parigi nel ’32 (con Pannunzio al tempo della “rivoluzione surrealista”) e nel ’37. Esce da Parenti Il ricordo della Basca (1938) e nel ’40 a Firenze (insieme ad altri racconti) Il fanalino della Battimonda, l’esempio d’'écriture automatique'. Più volte impegnato nella lotta politica e dal percorso ideologico tormentato (tra fascismo, monarchia e comunismo: si ricorda il Manifesto per un partito conservatore e comunista in Italia, pubblicato da Guanda nel ’51) fu anche candidato di Unità Popolare e fondò «Il Liberale», un periodico che redigeva tutto da solo. Deluso dalla politica ritornò alla letteratura e collaborò, tra gli anni Trenta e Cinquanta, a molti giornali e riviste e fu direttore di «Oggi» e di «Caratteri» (al quale collaboravano Moravia, Montale, Pannunzio). Nel ’61 vedono la luce le Poesie della fine del mondo da Feltrinelli.
È morto, lasciando un alone leggendario di poeta e prosatore maudit, il 23 febbraio 1963 a Modena, anno in cui vengono pubblicate le Lettere d’amore per una giovane donna (da Guanda con Ritorno in città) e i Racconti da Garzanti, che otterranno il Premio Viareggio. Postumi sono usciti anche i Diari. 1927-1961 (Einaudi).
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