Bruno Schulz nasce a Drohobycz il 12 luglio 1892, nella Galizia orientale. Piccolo di statura, testa grande e corpo minuto, Bruno vive con la madre Henriette, il fratello Izrael detto Izydor, la sorella Hania, vedova di un suicida con i suoi due figli, e una vecchia cugina, in una casa dove si sente sempre estraneo. Professore di disegno, si fidanza con donne che ama da lontano, prima fra tutte Debora Vogel con cui scambia lettere appassionate e struggenti; medita un impossibile viaggio a Parigi; realizza straordinarie incisioni che Stanislaw Witkiewicz definisce «poemi della ferocia dei piedi», veri trattati di demonologia. Intanto scrive lunghi racconti che allega in molte lettere ad amici. Ormai quarantenne, li pubblica in due raccolte, Le botteghe color cannella e Il Sanatorio all’insegna della clessidra. Scrive una recensione a Ferdyurke di Gombrovicz e a Il processo di Kafka. Fra le sue altre opere un romanzo incompiuto, Il Messia, andato perduto nel disastro bellico. Bruno Schulz viene ucciso a cinquant’anni nel ghetto di Drohobycz con una pallottola esplosagli alla nuca il 19 novembre 1942 da Karl Günther, ufficiale della Gestapo. Intorno all’autore polacco e al suo sventurato destino hanno fantasticato diversi autori. Della sua vita scrive indirettamente Ugo Riccarelli in Un uomo che forse si chiamava Schulz; del suo libro perduto, Il Messia, parlano Cinzia Ozik ne Il Messia di Stoccolma e Marco Ercolani nel romanzo apocrifo Il mese dopo l’ultimo. Nel 2000 è stato pubblicato Bruno Schulz. Il profeta sommerso: il volume raccoglie gli atti dell’omonimo convegno che si è svolto a Trieste, dal novembre 2000 al gennaio 2001, a cura di Pietro Marchesani. Nel corso del convegno sono stati proiettati Street of Crocodiles, il cortometraggio d’animazione dei fratelli gemelli Stephen e Timothy Quay, Bruno. Autobiografia postuma di Bruno Schulz, la pièce teatrale di Henryk Dederko e il lungometraggio Il sanatorio all’insegna della clessidra del regista polacco J. Wojciech Has.
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